Maldini, le parole dopo la paura: "Non è la solita influenza. Il calcio doveva fermarsi prima"

24 Marzo 2020
- Di
Arianna Botticelli
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Tempo di lettura: 2 minuti

MALDINI CORONAVIRUS - Paolo Maldini, il capo dell'area tecnica del Milan risultato positivo al Covid-19 come il figlio Daniel, ha già rassicurato tutti sul suo stato di salute. Ma attraverso un'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha voluto parlare più compiutamente del virus che lo ha colpito. Nonchè della situazione della Serie A e di alcune decisioni che avrebbero dovuto essere prese prima. Ecco le sue parole.

Maldini e la sua positività al Covid-19

"Sto abbastanza bene. Il peggio è passato. Ho ancora un po’ di tosse secca, ho perso gusto e olfatto, speriamo tornino. È stata come un’influenza un po’ più brutta. Ma non è una normale influenza. Io conosco il mio corpo. Un atleta conosce se stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto. È un virus nuovo. Il fisico combatte contro un nemico che non conosce. Ho avvertito i primi sintomi giovedì 5 marzo. Dolori alle articolazioni e ai muscoli. Febbre: mai più di 38 e mezzo. Il giorno dopo, venerdì, sarei dovuto andare a Milanello, e sono rimasto a casa. Ho saltato anche Milan-Genoa. Mi sono curato solo con la tachipirina. Non ho preso antivirali perché non ho mai avuto difficoltà respiratorie".

Maldini sulle condizioni di suo figlio Daniel

"Anche Daniel ha dolori e febbre. Ma è talmente giovane. Mi pare che in famiglia sia quello che l’abbia presa in forma più leggera. Mia moglie e Christian hanno fatto il tampone e sono negativi. Ma siamo convinti che pure loro abbiano preso il virus, e ne siano già usciti".

Sulla negatività al Coronavirus da parte della rosa del Milan

"Nessuno dei giocatori è positivo. Noi al Milan siamo molto attenti alla salute, abbiamo molte risorse, siamo convenzionati con il San Raffaele. Ma abbiamo scelto di attenerci scrupolosamente alle regole fissate dalla nostra città, dalla nostra regione".

La Serie A e la gestione dell'emergenza Coronavirus

"Il calcio doveva fermarsi prima. Già giocare a porte chiuse è una violenza, per i tifosi e per i calciatori. Giocare a porte aperte Liverpool-Atletico, con 4mila tifosi madrileni sugli spalti, quando già si sapeva che Madrid era un focolaio, è stata una follia. Quando si è giocata Atalanta-Valencia l’allarme non era ancora scattato, ma ora sappiamo che quella serata è una delle cause del focolaio di Bergamo. La Serie A? Un finale di campionato ci deve essere, e ci sarà. Ma quando non possiamo dirlo ora. Ma nel calcio è impossibile non soltanto giocare, ma pure allenarsi senza contatto. E poi è giusto mettere tutte le squadre sullo stesso piano. Alcune, come la Sampdoria, sono più colpite. Sono positivi alcuni tra i giocatori più rappresentativi della Juve. Non dobbiamo avere fretta".

Maldini, un pensiero per Milano

"Milano tornerà a volare. Ripartire è nella sua natura. Ma passata l’emergenza verrà un momento durissimo. L’economia, le piccole imprese saranno semidistrutte. La politica deve fare molto di più. Deve rassicurare la gente. Un conto è stare chiuso in casa sapendo che avrai di che vivere. Ma stare chiuso in casa senza certezze crea un’angoscia insopportabile. Lo Stato, il governo deve capire questo. E dare segno di aver capito, prima possibile".

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