Coronavirus, Cannavaro: "In Cina è prevalso il senso di comunità. Sia una lezione chiara al mondo"

15 Marzo 2020
- di
Arianna Botticelli
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Tempo di lettura: 2 minuti

CORONAVIRUS CANNAVARO – Fabio Cannavaro, come allenatore del Guangzhou Evergrande, è stato testimone diretto di come il Coronavirus si sia propagato in Cina. Il campione del Mondo 2006 ha rilasciato una intervista a La Gazzetta dello Sport, parlando di come sia sia mosso il paese cinese per combattere questa emergenza.

Coronavirus, le parole di Fabio Cannavaro

“Si riparte! Si può fare, qui in Cina ci stanno riuscendo, si va verso la normalità. Ed è il messaggio che deve arrivare al mondo intero. Perché il Coronavirus non risparmia nessuno in ogni angolo del pianeta, ma si può battere unendo le forze. Agendo da comunità. Due mesi di rigide restrizioni, questo deve essere il messaggio positivo per noi italiani e per il resto del mondo. Si può debellare questo male ma serve severità e una grande organizzazione”.

Il modello cinese

“Quando io sono arrivato qui a fine gennaio, appena esplosa l’epidemia a Wuhan, subito tutto è stato organizzato alla perfezione. Io dormivo allora nel nostro nuovo centro sportivo, ma a volte dovevo spostarmi per passare da casa: appena uscito dal centro trovavo il primo controllo della temperatura. Poi imboccavo in macchina la tangenziale e altro controllo della temperatura, sull’autostrada non si pagavano pedaggi per evitare contatti col personale ai caselli. All’uscita, altro controllo. Poi arrivavo a casa e nel mio condominio trovavo degli addetti con degli scafandri che mi rimisuravano la temperatura. E tornando indietro stessi controlli. Badate bene che parlo di Guangzhou, l’antica Canton, con venti milioni di abitanti e al tempo stesso lontana mille chilometri dalla regione del focolaio. E infatti da queste parti si sono registrati pochi casi. Quaranta giorni dopo, al mio ritorno, la vita è tornata a scorrere normale qui. La gente passeggia e sta nei locali serenamente. Non era facile affrontare un mostro del genere, perché non c’erano precedenti. È prevalso il senso della comunità, i valori fondamentali della vita. A costo di sacrifici. La lezione è chiara al mondo. Ancora in molti non l’hanno capito. In Italia l’abbiamo recepita meglio di tutti. Siamo sulla strada giusta. Il comportamento della maggioranza è positivo. Anche se ancora qualcuno fa fatica a capire”.

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