MILAN UDINE PIOLI IBRAHIMOVIC- Il Milan di Stefano Pioli, che galoppa ogni domenica verso nuovi record, ha inanellato ad Udine la quinta vittoria in sei incontri di campionato. L'undici rossonero avrebbe anche avuto la possibilità di fare filotto completo se non si fosse scriteriatamente fatto recuperare per ben tre volte dalla Roma il lunedì precedente. Al di là del rammarico per non essere a punteggio pieno però, allenatore e squadra possono essere più che orgogliosi del cammino intrapreso finora. É un Milan solido, ieri anche cinico, un Milan che sa quello che vuole e che, guidato dal suo immarcescibile leader Zlatan Ibrahimovic, ha saputo risollevarsi dalle ceneri della mediocrità. Un attento tifoso rossonero non può non ricordare cosa accadde, proprio alla Dacia Arena, appena 14 mesi fa. Lo stadio di Udine rappresenta a pieno titolo il viaggio all'inferno e ritorno intrapreso dalla squadra rossonera. Un percorso che ora ripercorreremo.
Sembra passato un secolo, ma sono trascorsi solo poco più di 14 mesi da quel 25 agosto del 2019, prima giornata di campionato della Serie A 2019-20. Un Milan onestamente senza capo né coda, guidato dal neo tecnico Giampaolo, cadeva in quel di Udine per effetto del gol di Rodrigo Becao. Era un Milan pieno di equivoci tecnico-tattici (Piatek e Suso su tutti, ndr) e con grande incertezze anche dal punto di vista societario. Una debolezza sfociata appena qualche settimana dopo nell'esonero dello stesso Giampaolo, incapace di dare un'identità precisa alla squadra. La risposta della società, dopo qualche ammiccamento con Luciano Spalletti, fu Stefano Pioli, libero dopo le dimissioni dalla Fiorentina nella stagione precedente. Pareva, ai più, una soluzione-tampone. In attesa del nome forte che avrebbe preso le redini del club di lì a poco. Anche i primi risultati, altalenanti, non lasciavano presagire nulla di buono. Poi, come per incanto, la rinascita. Quella vera. Coincidente col ritorno in campo dopo il lungo stop, pari a più di 100 giorni, causato dal Covid-19.
Facendo un piccolo salto temporale, per la precisione a gennaio 2020, la società, che di lì a poco avrebbe interrotto il rapporto di collaborazione col CFO Boban, ingaggia Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese, ormai fuori dal calcio che conta, arriva a Milano con le stigmate del salvatore della patria. Un salvatore al quale però credono in pochi: Ibracadabra ha 38 anni e da solo non può risolvere gli enormi problemi della squadra: questa è l'opinione prevalente tra gli addetti ai lavori. Nella migliore delle ipotesi la mossa è vista come un modo per placare il malcontento dei tifosi: un totem più simbolico che pratico. Una voglia, mai sopita nell'animo del tifoso, di aggrapparsi a vecchi idoli per idealizzare un passato vincente che non tornerà più. Poi però, come accennato poc'anzi, accade l'imponderabile. Il Milan torna dal lockdown trasformato: una serie incredibili di risultati positivi - e di imprese sportive - porta i rossoneri a sfiorare l'accesso diretto all'Europa League. Ibra segna a ripetizione, la squadra chiude la stagione in crescendo, ma il meglio deve ancora venire...
L'estate a cavallo delle due stagioni si apre col dubbio sul rinnovo dell'attaccante svedese, che alla fine firma per un altro anno. Da lì Maldini e Massara si scatenano sul mercato, acquistando il talento Tonali, Brahim Diaz, Dalot, Kalulu e, per ultimo, Hauge. Il pre-campionato, segnato dai preliminari di Europa League, è trionfale. Inizia il campionato e il Milan non si ferma più: gol a ripetizione, record battuti, primati di squadra e personali da aggiornare dopo ogni domenica. Il tutto sotto il segno di Ibra. Lo svedese, che nel frattempo ha anche contratto e sconfitto il Covid, segna praticamente due gol a partita. La ciliegina finale, l'ultima in ordine di tempo, proprio ieri alla Dacia Arena: rovesciata vincente per il 2-1 finale. Nella porta opposta a quella in cui Becao punì i rossoneri appena 14 mesi prima: il Milan ha veramente ribaltato il suo destino nello stesso stadio che, fino a qualche tempo fa, aveva rappresentato il simbolo di una matassa inestricabile.
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