Tonali: "Milan? All'inizio era un peso indossare questa maglia"

29 Marzo 2023
- di
Redazione RS
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Le parole di Sandro Tonali sulla propria carriera e sul Milan
Tempo di lettura: 3 minuti

TONALI MILAN - Sandro Tonali, centrocampista del Milan in maglia otto, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN dove ha parlato di tutta la sua carriera calcistica, e non solo.

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Le parole di Tonali

"Il paragone con Pirlo? Lo dicevano, soprattutto, quando ero a Brescia. Era diventato un po' pesante".

L'idolo da bambino

"Idolo? La prima maglia da calcio che mi hanno regalato è stata quella di Lampard del Chelsea. Poi ne sono arrivate tante del Milan".

La passione per il Milan

"La passione rossonera? Nasce da mio padre il mio tifo per il Milan. Seguiva sempre il Diavolo. Andava anche in trasferta. Era tifosissimo. Era uno della curva. Inoltre, era sempre teso quando giocava il Milan".

La prima volta a San Siro

"La mia prima volta a San Siro è stata un Milan-Chievo 1-0 con gol di Seedorf all'ultimo minuto. Un tiro all'incrocio dei pali. Seguivo i rossoneri da tifoso. Non avrei mai pensato di giocarci".

L'arrivo al Milan

"Il mio arrivo? Nell'estate del 2020, avevo parlato tanto con mia mamma, la mia ragazza e il mio procuratore. Sognavo il Milan. I primi giorni sono stati un delirio. Il primo anno, poi, è stato difficile. Dividere l'essere tifoso e giocatore non è stato semplice. Dopo un periodo di assestamento, però, ce l'ho fatta. All'inizio era un peso indossare questa maglia. Questo perché mi trovavo in un posto in cui dovevo cercare di non deludere. Ho avuto paura. Arrivavo da Brescia ed era tutto diverso. Sono cambiato con difficoltà e con alcuni ostacoli, ma grazie all'aiuto di Pioli ho superato tutto. Ho parlato tanto con il mister, infatti. Mi ha aiutato tanto. Adesso, sta facendo lo stesso con altri giocatori che stanno vivendo quello che ho passato io. Inoltre, non ho mai pensato di non farcela. Giocare con lo stadio vuoto, dopotutto, un po' mi ha aiutato all'inizio".

L'anno dello Scudetto

"Il secondo anno? Mi sentivo più sicuro, e questo mi ha dato grande forza. La titolarità, poi, mi ha trasmesso ulteriore fiducia. In quel momento, avevo capito di aver fatto il salto di qualità. Non mi scorderò mai i primi mesi, ma dal secondo anno ho tirato fuori quello che avevo dentro".

La figura di Maldini

"Maldini? Ha fatto tanto per portarmi qui. Anche Massara. Sarò sempre riconoscente con loro".

Le difficoltà di De Ketelaere

"De Ketelaere? È una cosa normale. La stessa che è successa a me. Lui è stato pagato tanto ed è stato preso per risolvere le partite. Credo stia pagando un po' la pressione di essere costantemente sotto i riflettori. È un grande giocatore che deve ritrovare sicurezze. Noi dobbiamo aiutarlo. Deve andar bene una partita, poi vedremo il vero Charles".

Il pensiero su Leao

"Leao? È un ragazzo particolare. Un buono sia dentro che fuori dal campo. Inoltre, è un giocatore che per essere marcato servono due uomini. Quando si accende, infatti, andiamo in porta in un secondo. Può farlo sempre. Forse non sta avendo la continuità dell'anno scorso. Va stimolato. Ha un grande talento. Lui è il più forte, e deve mettere questa qualità in campo sempre".

L'importanza di Ibrahimovic

"Ibrahimovic? Voglio giocare contro di lui in allenamento. Ti stimola. Quando vinco le partitelle, lo prendo in giro. Ogni volta che perdi, invece, lui ti massacra".

La crisi di gennaio

"La crisi? In 5 minuti di Milan-Roma è crollato il castello che avevamo creato. Non sono ancora riuscito a darmi una spiegazione. Ripenso agli allenamenti di quel periodo e non capisco come sia stato possibile. Ci siamo sempre allenati al 100%, poi si arrivava alla partita e perdevamo fiducia. Eravamo fragili. La cura era quella di tornare a vincere e giocare con coraggio. Non abbiamo dimenticato quel mese. Lo abbiamo studiato, e preso piccole cose che vanno tenute sempre con noi. Sono state una follia quelle 7-8 partite. Ne possono capitare due o tre, ma sette sono troppe".

Il cambio di modulo

"Il cambio di modulo? Abituati a giocare uomo contro uomo, non è stato semplice cambiare tutto. Però, in un momento così delicato è stata la svolta. Una decisione, direi, che ci ha aiutato. Non giocavamo il nostro solito calcio, ma eravamo più sicuri in campo".

La Champions League

"Champions League? Tutti noi sappiamo che è la competizione più bella che si possa giocare. L'anno scorso, però, abbiamo fallito, perché potevamo fare di più. Con l'Atletico Madrid in casa, infatti, stavamo dominando. Poi, è arrivato il rosso. Abbiamo fallito perché siamo il Milan, e non possiamo uscire ai gironi. Non ci siamo dati un obiettivo, ma siamo ambiziosi e vogliamo giocare liberi di testa e di gambe".

Il sogno

"Un desiderio? La finale di Champions League. Per vincerla chiaramente".

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