FIORENTINA MILAN ITALIANO PIOLI - La sconfitta con la Fiorentina riaccende l'allarme in casa Milan. Il 2-1 del Franchi riapre in maniera inequivocabile le questioni sullo status (soprattutto mentale) della squadra di Stefano Pioli, parsa una lontana parente di quella famelica ammirata contro l'Atalanta. Ma, soprattutto, ripropone un leitmotiv dell'era del "piolismo" rossonero: le enormi difficoltà ad affrontare le squadre di Italiano.
Ogni squadra, ogni allenatore, ha la sua bestia nera. Ecco, quella del Milan targato Stefano Pioli risponde al nome di Vincenzo Italiano. Tanto con lo Spezia, quanto con la Fiorentina. Anche i precedenti, in tal senso, non mentono: in 6 confronti diretti sono arrivate 3 vittorie e 3 sconfitte, con 10 gol fatti e 9 gol subiti. Ma, l'unica occasione in cui si è vista una chiara superiorità dei rossoneri, o perlomeno una certa efficacia nel disinnescare le mosse tattiche del tecnico nato in Germania, è stata nel primo scontro, datato 4 ottobre 2020, quando il Milan si impose per 3-0 a San Siro contro lo Spezia.
Da quel momento, in tutte le occasioni successive, le squadre di Italiano hanno saputo incartare tatticamente lo stile di gioco di Pioli. A partire da quel famoso 2-0 al Picco del gennaio 2021, con cui ci sono molte assonanze con l'incontro di ieri, 4 marzo, al Franchi. Sì, perché così come allora, anche nell'ultima circostanza si sono viste tutte le difficoltà del Milan "piolistico" ad adattarsi allo stile spavaldo di Italiano. Fatto da una pressione offensiva costante, che induce a schiacciare l'avversario verso la propria area, sovrastando il centrocampo. Lampante, in tal senso, il lavoro svolto da Amrabat contro De Ketelaere, teorico fulcro del gioco milanista, ma mai realmente incisivo. Persino Tonali e Bennacer non sono mai stati in grado di trovare la giusta posizione, per provare a imbastire una soluzione offensiva; Mandragora e Bonaventura non hanno lasciato respiro ai due polmoni del centrocampo milanista.
La logica conseguenza è stata quella di lasciare il gioco in mano ai centrali e a Mike Maignan. Tanti lanci lunghi, preda dei possenti difensori della Fiorentina (su tutti Igor). E al di là dello schieramento, l'atteggiamento tattico, soprattutto in fase di possesso, è stato annichilito dalla pressione viola. E, alla fine, il risultato finale è la logica conseguenza di uno stile di gioco a cui, evidentemente, Stefano Pioli non è mai riuscito a trovare delle contromisure.
IL PROGRAMMA DEL MILAN VERSO IL TOTTENHAM
La caduta rumorosa e inaspettata contro la Fiorentina riapre in casa Milan una questione mai realmente chiusa: la discontinuità mentale degli uomini di Pioli. A suffragare questo trend ci pensano i numeri: in 9 occasioni quest'anno (tra campionato e coppe), nelle sfide precedenti a incontri di cartello i rossoneri hanno inanellato uno score altalenante: 3 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte, con 11 gol fatti e 17 subiti. Ancor più preoccupante, paradossalmente, il trend di quei big match in analisi: 3 vittorie, un pareggio e 4 sconfitte, con 10 gol fatti e 13 subiti. A cui, c'è da dire, manca il risultato della gara di mercoledì 8 marzo contro il Tottenham.
Già, quella sfida che, inevitabilmente, sarà lo spartiacque di una stagione vissuta troppo sulle montagne russe. In cui troppo spesso gli uomini di Pioli hanno perso la bussola, salvo poi ritrovarla. La speranza dell'ambiente rossonero è che proprio la sfida di Londra possa dare nuovi motivi di soddisfazione per quest'annata. Per non piombare nuovamente in un limbo di incertezze e crolli psicologici che comprometterebbero anche l'ultima parte di campionato.
Vincenzo Zurzuolo
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