FILIPPO INZAGHI MILAN - Filippo Inzaghi, oggi allenatore della Reggina, ha raccontato a Sky Sport il periodo in cui ha guidato la panchina del Milan e come quell’anno ha influito nelle scelte del suo futuro. Ecco le sue parole.
"Quell'anno è stato fondamentale per capire che potevo fare questo mestiere. Fino a gennaio eravamo tra le prime tre, giocando un calcio un po' non da Milan, ma non avevamo la squadra per poter giocare il calcio del Milan che si conosceva. Infatti, malgrado gli acquisti, negli anni a seguire si è fatta molta fatica.
In quegli anni lì venivo dalla Primavera e in un anno non c'è mai stato un giocatore che mi ha mancato di rispetto o non ha rispettato una mia scelta. Ci sono stato male perché per me il Milan è la vita per cui aver deluso i tifosi del Milan... Io ci ho provato, ma lì ho capito che mi divertivo, al di là che con i giovani è stata un'esperienza fantastica. La categoria mi interessa poco".
"Io dico sempre che per noi è dura smettere, accettare, come è successo per ognuno di noi, la fine. Non sai mai cosa ti aspetta dopo e sai che quello che stai facendo ti dà delle emozioni difficilmente ripercorribili. Non so cosa passa per la sua testa, non è facile la sua gestione per un allenatore. A me per fortuna mi hanno fatto smettere, sarei andato avanti a 39 anni, ma certi giocatori meritano di finire a dei grandissimi livelli".
"Simone ha sicuramente tante più tensioni di me. Allenare quelle squadre, e l'ho passato sulla mia pelle, non è semplice perché a volte quando perdi, se non ha tanta forza dentro di te, ti sembra come se non capisci niente, ti danno tutti addosso, con i social poi.
Quello che ci salva poi è il lavoro, la passione. I nostri genitori ci hanno fatti studiare, ci hanno dato ottimi insegnamenti. Siamo una coppia affiata e cresciuta con amore. Oggi c’erano a vederci sia lui che Marotta, giocheremo anche un’amichevole contro i nerazzurri."