Sacchi: "Milan, i valori valgono più dei campioni. Ibrahimovic mi ha sorpreso"

1 Aprile 2020
- di
Arianna Botticelli
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Tempo di lettura: 2 minuti

MILAN INTERVISTA SACCHI - Arrigo Sacchi, ex storico allenatore del Milan, oggi compie 74 anni. Per l'occasione ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport, dove ha parlato dell'attuale squadra rossonera e dell'emergenza Coronavirus.

Milan, l'intervista ad Arrigo Sacchi

"Al Milan mancano i campioni? Serve prima un ambiente in cui i giocatori sentano l’orgoglio e l’appartenenza che li spinga a dare sempre il massimo. L’Atalanta non aveva fuoriclasse, ma lo sono diventati in un ambiente virtuoso. Chi era discreto è diventato buono; chi era buono, ottimo. I valori valgono più dei campioni. Mi spiace per Boban. Andai a vederlo a Parma nell’Under 21. Cercavo un’alternativa a Donadoni e lui era l’ideale, forte in attacco e dietro".

Su Ibrahimovic

"Stavolta mi ha sorpreso. Ha dato personalità e coraggio al Milan. È stato generoso, ha fatto assist. Ho sempre allenato squadre giovani e cercavo guide d’esperienza così. Al Rimini avevo Frosio. Eccezionale. Giocammo una domenica, lunedì gli scoppiò un febbrone a Perugia, dove abitava, martedì venne a Rimini e restò a letto tutta la settimana con la febbre. “Perché non sei rimasto a casa?” Mi rispose: “Perché la squadra è qui”.

Sul Coronavirus

"A parte la tragedia e il dolore degli altri, io sto benissimo. Anzi, per la prima volta da quando avevo 19 anni, mi riposo. Avevo un arretrato di 30 anni di cose da mettere a posto: libri, videocassette... Sono partito dalle partite del mio Rimini e sono venuto su. Adesso stavo riguardando Atalanta-Milan dell’aprile ‘89, po- chi giorni prima di Real Madrid-Milan 1-1. Giocammo un partitone, Rijkaard un gigante. Quando rivedo le vecchie partite mi accorgo dei miei errori. A Bergamo feci giocare Donadoni nel ruolo di Angelo Colombo e Gullit da trequartista. Ma Ruud, anche se voleva giocare sempre lì, non legava la squadra, non dava i riferimenti che garantiva Roberto. Ogni mattina mi alleno due ore nella mia palestra, poi faccio il giro della casa che misura 400 passi o attraverso la strada e fluidifico in una strada chiusa che porta a un canale. Sono prudente, ma mi muovo. Catenaccio, mai".

Su una possibile ripresa del campionato

"Non riesco a pensarci. Un conto è rivedere vecchie partite, un conto è ragionare sulla formula migliore di campionato. Non ci riesco. La testa va alla gente che muore, ai telegiornali sul Coronavirus. Eppure, prostrati come siamo, avremmo così bisogno di sport... L’attività stimola endorfina e serotonina. Ci tirerebbe un po’ su il morale".

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