INFANTINO RAZZISMO ITALIA – Il presidente Fifa Gianni Infantino torna a parlare del razzismo in Italia. Lo aveva fatto già lunedì sera sul palco del Galà Fifa alla Scala, ma ora usa toni ancora più duri a Sky Sport. “Ci dobbiamo preoccupare, sì. È un problema in Italia così come in altre parti del mondo, ma questo dovrebbe essere un paese moderno, civile, educato. E penso si stia muovendo in una direzione sbagliata”, ha detto.
“Non bisogna mai generalizzare, sono sempre un gruppo di idioti, però bisogna condannare, estirpare, fare in modo che il razzismo non abbia nessun posto nella nostra società. Un idiota è già troppo. Se sono un gruppo vuol dire che si è andati ben oltre il comprensibile. È assurdo che esistano. Bisogna identificare le persone, pena certa per i responsabili: metterle in galera, buttarli fuori dagli stadi e fare in modo che siano puniti. Non vedo per quale motivo bisogna nascondere la verità, non parlare di quello che succede, dire che non è grave. No, non si fa così. Bisogna lottare in maniera concreta. Siamo nel 2019, non dovrebbe essere un problema identificare l’idiota o il gruppo di idioti, prenderli, metterli fuori dagli stadi e dentro per qualche giorno in cui possano chiarirsi un po’ le idee”.
“In Fifa pensavamo non fosse più un problema, invece è successo qualcosa praticamente ogni giornata: è inaccettabile, assurdo, sorprendente. Purtroppo dà un’immagine di un’Italia che non è e non dobbiamo credere che sia questa. Facciamo vedere che l’Italia è quella che lotta contro le discriminazioni. Educhiamoli e troveremo le vie giuste”.
“La spinta per mettere in atto queste pratiche deve venire da tutti: dalle società. È anche un problema di ordine pubblico, di polizia, ci vuole la collaborazione di tutti. Non bisogna nascondersi dietro un dito, giocare a scaricabarile. Bisogna che agiscano tutti, essere intransigenti. Mi dispiace perché l’Italia è un paese che la gente ama, si vive bene, si mangia bene, c’è la cultura. L’Italia ha contribuito all’umanità, allo sviluppo, penso che bisogna ricordarsi quello che siamo e pensare all’educazione”.