Pioli a tutto campo: "Se il Milan fosse una donna sarebbe mia moglie. Ibra? Ecco come lo abbiamo convinto a restare..."

31 Dicembre 2020
- di
Arianna Botticelli
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INTERVISTA PIOLI MILAN - É il condottiero del Milan. L'artefice principale dello straordinario cammino dei rossoneri in un 2020 denso di soddisfazioni. Stefano Pioli, protagonista di una parabola vincente alla guida della squadra meneghina, si è raccontato in una lunga intervista rilasciata a Sky Sport. Ecco le sue parole.

L'intervista a Pioli: il suo amore per il Milan

"A me piace molto la musica. C’è una canzone dei Negramaro che dice: "La vita che voglio è tutta qui, gli amici che volevo, proprio così. Questo racchiude un po’ il mio momento. Se il Milan fosse una donna sarebbe mia moglie. Sono sposato da 32 anni, è l’amore della mia vita. Significa che anche il Milan…"

Pioli e il 2020 del Milan

"E’ stato un anno gratificante, alleno in un grande club ed un gruppo di ragazzi che mi piacciono tanto. Per i loro comportamenti, perché pur essendo così giovani sono molto responsabili perché ci troviamo anche in una situazione molto particolare e complicata per loro. Il primo giorno che sono arrivato a Milanello mi sono sentito bene, con tutti. Qui c’è il meglio possibile per lavorare bene. Dobbiamo continuare su così, puntando al massimo e possiamo toglierci delle grandi soddisfazioni".

Sui mesi post-lockdown

"Pensare di fare nove mesi come li abbiamo fatti noi, con tutti questi risultati, diventa difficile. Ma tutto ciò che abbiamo ottenuto, ce lo siamo conquistato sul campo. Abbiamo messo fuori la classifica dell’anno solare dopo il Cagliari e, pian piano, abbiamo iniziato a lavorare per questo obiettivo dicendo ai ragazzi che da quando abbiamo cambiato modo di giocare e di stare insieme, gli abbiamo fatto vedere dove eravamo. Era un obiettivo, quello della classifica, nel quale la squadra ha creduto fortemente. Abbiamo centrato tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati in questa prima fase di stagione ovvero passare i preliminari, passare il girone di Europa League ed essere in testa alla classifica dell’anno solare. Non  ci dà nessun trofeo, ma credo che ci faccia capire di che livello possiamo essere e a quale livello possiamo competere. Siamo a metà della salita, che è ancora lunga e ripida. Dobbiamo continuare a pensare partita per partita, giocare un calcio propositivo. Ci sarà tempo e spazio per cercare altro".

Pioli ed Ibra: il primo incontro a Milanello

"E’ stato un incontro dove ho capito che mi trovavo e ci trovavamo davanti ad un campione di mentalità, professionalità e tecnica. Ha poche parole, ma da lì ho capito che avevo davanti anche una persona molto intelligente, molto simpatica e che quando entra in campo, diventa un’ira di Dio. Ha sempre la battuta giusta, sa sempre motivare i compagni nel modo giusto. Poi chiaro che in campo li sproni con veemenza, ma sa anche parlare con i toni giusti. Sa capire i momenti. E mi piace la sua schiettezza ed il modo di essere diretto. Mi ricordo che quando è arrivato, una delle prime cose che mi ha detto “mister non ascoltare nessuno, io sto bene. Domenica voglio giocare”. Io gli risposi: “Zlatan che tu stia bene, io sono contento” e poi aggiunse: “Io ti rispetto, tu fai l’allenatore e io faccio il calciatore".

Pioli sulla permanenza di Ibra nel secondo anno

"Il primo approccio c’è stato il giorno dopo la gara con il Sassuolo dove gli chiesi che intenzioni avesse e lui mi disse che gli mancava la famiglia. E lì per lì non ho avuto subito una reazione importante. Ho incassato e ho pensato che conveniva lasciarlo sereno. Zlatan ho imparato a conoscerlo e ho capito che ci sono dei momenti in cui va lasciato solo. Tornando a casa pensavo che non fosse giusto quello che stava succedendo, e il giorno dopo ho preso Zlatan e gli ho detto che non mi era piaciuto l’incontro del giorno prima. Gli dissi che il nostro lavoro insieme era appena cominciato e che avevamo fatto tanto, che aveva dimostrato di essere ancora un campione. E che non poteva finire in quel modo. E che sia io sia la società avremmo fatto di tutto per trattenerlo".

Il punto di svolta: la "manita" subìta a Bergamo

"E’ stata pesante e difficile da accettare per una squadra ed un club come il Milan. Abbiamo avuto tanta volontà e tanta forza del voler portare via, da ogni singola partita, delle situazioni che poi ci hanno permesso di crescere. Quella è stata una lezione molto dura, che ci ha fatto capire diverse cose e anche il modo di giocare e di interpretare le partite. Credo che tutto il percorso sia iniziato a gennaio con un mercato importante, in entrata ed in uscita. Lì abbiamo iniziato a gettare le basi per qualcosa di costruttivo. L’arrivo di Ibrahimovic, Kjaer e Saelemaekers ha portato slancio ed entusiasmo, che avevamo perso dopo Bergamo. La settimana che siamo rimasti a casa è stata pesante a livello mentale perché quel 5-0 ci è rimasto dentro anche durante le feste natalizie".

La rinascita del Milan

"Che avevamo intrapreso la strada giusta si vedeva dai comportamenti della squadra, dal nostro modo di giocare e da come interpretavamo le partite. Cambiando assetto, con il 4-2-3-1, abbiamo trovato delle posizioni buone in campo che ci hanno dato dei risultati e si intravedeva che il percorso era quello giusto, anche se poi si vedeva che ci mancava la famosa vittoria con la squadra al di sopra di noi in classifica. Quel tassello era quello che ci mancava per acquisire ancora più stima, ancora più fiducia e diventare più forti".

L'intervista a Pioli: la fiducia di Gazidis

"Quando Ivan mi ha comunicato la scelta, appena prima della trasferta di Sassuolo, simpaticamente mi disse: “Non mi avevi creduto quando ho detto davanti alla squadra che vi giocavate la conferma e che sarebbero state le vostre prestazioni a determinare il vostro futuro”. Io gli dissi che ci credevo ed era per quello che ho lavorato a testa bassa. Mi ha chiamato e mi ha detto che la proprietà aveva deciso di lavorare insieme. È stato la sera prima di Sassuolo. Ci ho pensato un attimo (ride ndr) e poi gli ho detto che mi stava bene. La squadra non lo sapeva e non lo sapeva nemmeno il mio staff".

Pioli su Davide Astori

"Io credo che l’esperienza vissuta a Firenze, insieme alla perdita di mio padre dell’anno scorso, siano state importanti. Credo che ho due angeli custodi in più e penso che in tutti questi bei risultati, ci siano anche loro".

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