NUOVO STADIO POPULOUS MANICA SPORTIUM - Populous e il consorzio Manica/Sportium sono i due studi che si contendono la realizzazione del nuovo stadio di Milano. Al di là delle difficoltà di natura burocratica, del difficile confronto con i cittadini, e di nuove proposte avanzate per ristrutturare anzichè demolire San Siro, gli esponenti delle due società sono convinti che alla fine lo stadio si farà. In due distinte interviste, i rispettivi architetti spiegano nel dettaglio le loro proposte.
Alessandro Zoppini, che è a capo dello studio Populous di Milano, ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni del Corriere della Sera edizione Milano, spiegando il progetto denominato "La Cattedrale". Ecco le sue parole: "È un progetto pensato per Milano, se non lo facciamo qui non lo possiamo spostare altrove. È originale e non sarà possibile confonderlo con altri. Sarà uno stadio a consumo di suolo zero, perché ora lì c’è un parcheggio. E poi il verde: sarà circondato da nove ettari di verde, in generale sarà il più sostenibile d’Europa. Sarà dotato di pannelli fotovoltaici sulla copertura e di un sistema di raccolta dell’acqua piovana. Gli spazi interni sono climatizzati a ventilazione naturale. L’obiettivo è dialogare con la città e capire le esigenze dei cittadini. Lo stadio sarà alto la metà, lungo via Tesio ci saranno due filari di alberi. Perciò chi passa di lì non vedrà neanche l’impianto, che avrà un impatto paragonabile a quello di un normale edificio. L’impatto acustico sarà ridotto del 60%".
Massimo Roj, uno degli architetti di Manica/Sportium nonchè Amministratore Delegato di Progetto CMR, è invece intervenuto così sempre ai microfoni del Corriere della Sera edizione Milano: "Il nostro progetto nasce dalle esigenze del territorio, non è una cattedrale nel deserto. È un qualcosa che deve servire ai cittadini, ai residenti, agli sportivi e poi anche ai turisti. Il nostro progetto nasce dal cuore della milanesità, dalla competenza, ed è pensato per le persone, per gli abitanti, per i tifosi. È progettato a misura d’uomo. Da conoscitori del tessuto di Milano abbiamo cercato di capire quali erano le esigenze e le necessità di un’area che ha grande dimensioni e un mix sociale eterogeneo. Fortuna vuole che stavamo già lavorando sulle case popolari di San Siro. Siamo partiti da quali potevano essere le esigenze della popolazione locale e come collegare al meglio quest’area con il resto della città. Del resto San Siro è nato 90 anni fa e la città si è sviluppata intorno senza mai integrarlo".