MILAN SACCHI ANCELOTTI - Il Milan compie 120 anni. Uno dei club più gloriosi d'Europa e del mondo festeggia un'importante ricorrenza. Domani, in concomitanza col match di campionato contro il Sassuolo, il club ha organizzato una serie di eventi ed amarcord per celebrare la sua, la nostra, incredibile storia. I giocatori stessi scenderanno in campo con una maglia speciale celebrativa dei 120 anni di esistenza. La Gazzetta dello Sport oggi in edicola ripercorre le tappe fondamentali dei grandi successi rossoneri in Italia, in Europa e nel mondo, individuando quattro epoche d'oro che hanno segnato la storia rossonera. Vediamo quali sono.
Nereo Rocco ha certamente segnato un'epoca nella storia del calcio italiano. Ed in particolar modo nel Milan. Fu lui il grande artefice della vittoria della Coppa dei Campioni nel 1963 - la prima per una squadra italiana nella competizione, ndr - e capace di replicare il successo nel 1969. Una doppietta che ha reso il Milan grande in Europa, dopo i tanti successi nazionali già conquistati.
Arrigo Sacchi ha fatto la storia del calcio. L'allenatore di Fusignano, scelto da Berlusconi con una mossa che all'epoca pareva azzardata ai più, ha mostrato come si possano coniugare bellezza estetica, gioco offensivo e successi. Le due Coppe dei Campioni consecutive, nel 1989 e 1990, condite da perle indimenticabili come la manita rifilata al grande Real Madrid a San Siro, sono pietre miliari della storia rossonera. La cavalcata scudetto del 1988, con lo scontro diretto vinto a Napoli, col pubblico di casa che ha applaudito i giocatori rossoneri a fine partita, sono soddisfazioni che non hanno prezzo. Il modo di giocare al calcio in Italia cambiò definitivamente grazie alle teorie di Arrigo Sacchi, che seguiva le orme del calcio totale della grande scuola olandese degli anni '70.
Il successore di Sacchi fu Fabio Capello. Un modo quasi opposto di vedere il calcio, considerando la grande attenzione alla fase difensiva che il tecnico friulano poneva alla base del suo credo tattico. Capello fu pero' intelligente nel non stravolgere totalmente le idee del suo predecessore, potendo contare oltretutto su una rosa che era stata mantenuta intatta nei suoi grandi intepreti- Quattro scudetti, di cui tre consecutivi, e l'indimenticabile Coppa dei Campioni vinta in finale rifilando un 4-0 al grande Barcellona di Romario e Stoitchkov, gli garantiscono un posto d'onore nella storia rossonera.
Carlo Ancelotti ha fatto incetta di trofei col Milan. Prima da giocatore, sotto la guida di Sacchi, poi da allenatore. Seguendo il credo tattico del tecnico di Fusignano, e facendo proprie alcune idee di Nils Liedholm, suo allenatore anche alla Roma, Ancelotti varò un modulo nuovo, mai sperimentato da alcunio prima: il 4-3-2-1. Il famoso "albero di Natale", infarcito di tanti giocatori di qualità e col solo Gattuso a fungere da recupera-palloni, questo credo tattico gli permise di spopolare in Europa. Tre finali di Champions, di cui due vinte ed una persa per l'incredibile rimonta subìta dal Liverpool ad Istanbul, sono lì a certificare la sua grandezza. Vinse anche uno scudetto nell'anno di grazia 2003-04, battendo quello che all'epoca resisteva come record di punti in campionato.
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