MALDINI INTERVISTA MUSCHIO SELVAGGIO - Paolo Maldini, dirigente del Milan, si è raccontato nel corso del podcast "Muschio Selvaggio". La leggenda rossonera, incalzata dalle domande di Fedez e Luis Sal, ha toccato tantissimi argomenti nell'intervista.
"Sono molto legato al Milan e Milano e all'ambiente rossonero".
"Ha già fatto un disco. Una volta mi ha chiesto se poteva farlo uscire il venerdì e il sabato poi giocavamo. Io gli faccio: 'Cosa?!'. Lui poi mi ha spiegato che nel mondo della musica i dischi escono il venerdì. E gli ho detto: 'Allora domani devi fare due gol'. Leao è un talento pazzesco. Io sono un esteta grazie a mio papà e Leao è bello da vedere, è qualcosa di unico. Ha le carte in regola per diventare un top. Lui era in panchina al Lille e quando è arrivato gli ho detto che lui giocava per il suo Instagram perchè metteva video bellissimi con dei dribbling e giocate, ma poi finiva la stagione con due gol segnati. Lo abbiamo aiutato a cambiare questa mentalità. Uno così talentuoso deve lavorare anche più degli altri per sfruttare il suo talento".
"Se vogliamo vivere di ricordi restiamo a San Siro. La storia la fanno i giocatori. E' uno stadio che è cambiato tanto, non è più quello che è stato costruito 80 anni fa. Ma possiamo andare avanti a vivere di ricordi? Oppure costruiamo un nuovo stadio moderno che ci permetta di aumentare i ricavi? La cosa che più mi dà fastidio è che la città di Milano ha capito questa cosa, non è possibile non cogliere un'occasione del genere".
"Sono vere le voci, ma nulla di concreto. Anche il Chelsea mi aveva cercato tramite Vialli. Se ho mai pensato di lasciare il Milan? Sarei dovuto essere molto convinto io di andare via e il club di lasciarmi andare via. Non è mai successo. Ci sono stati anni duri, tipo a metà anni 90 quando siamo arrivati decimi e undicesimi, ci sono state delle contestazioni. Il club mi ha sempre voluto tenere e quindi certi pensieri non ci sono stati".
"La storia della famiglia è difficile da capire e raccontare, non esiste qualcosa di simile. Siamo orgogliosi di questo, oltre ovviamente ad essere supermilanisti".
"Nel carattere: Sacchi non ha giocato a calcio. Non dico avesse timore, ma magari aveva una maniera d'approccio diversa rispetto a quella di un grande ex calciatore. E' stato molto difficile anche perché è cambiato il metodo di lavoro: con Sacchi ci ha ammazzato. C'erano meno conoscenze rispetto ad oggi perché poi sono arrivati i preparatori ateltici. Io credo di essere andato in overtraining per metà della mia carriera. L'importante è non mescolare troppi lavori. Io andavo a casa ed ero fidanzata con Adriana, ma non ce la facevo a mangiare fuori (ride, ndr). Ancelotti l'ho avuta nella parte migliore della mia vita, quando hai 30 anni gestisci le emozioni in maniera diversa e godi dei momenti di tensione. La cosa che più mi manca è quel misto di eccitazione e paura che c'e quando si arriva allo stadio nelle grandi partite. Prima dici "Cazzo...", poi speri di riprovarla. Dopo i 30 anni vivi le cose in maniera più logica e tranquilla. Capello mi ha preso e mi ha detto: "Sai di essere il migliore al mondo?" e da lì ho preso la responsabilità del migliore del mondo e mi ha fatto crescere molto".