MAIGNAN UDINESE MILAN - Protagonista, a suo modo, della sfida di questa sera, Mike Miagnan ha parlato ai microfoni della stampa nel post-partita di Udinese-Milan. Il portiere è stato oggetto di cori e insulti di stampo razzista a metà primo tempo: ecco le sue parole.
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Dopo ha serata così, c’è un lato positivo: abbiamo vinto. Ma nel primo tempo è successo qualcosa che non deve succedere in uno stadio: mi sono arrivati dei versi di scimmia e non è la prima volta che succede. Sia a me, che ad altri giocatori. E quindi è giusto che questa cosa venga fatta sentire e si parli con chi di dovere. Io so cosa è successo. Noi siamo una famiglia, io ho sentito il sostegno di tutti so che è una cosa difficile in queste situazioni, ma noi siamo qui per giocare a calcio, per fare tutto ciò che può fare bene ai nostri tifosi e a tutti, per dare spettacolo".
Anche io ero dispiaciuto ad andare nello spogliatoio a metà partita. Nel tunnerl abbiamo parlato tra di noi e abbiamo deciso di tornare in campo proseguire e sperare di vincerla ancora di più. Ero arrabbiato non delusione perché nome la prima volta che succede. Io non volevo più giocare, l'ho detto a tutti. Ma noi siamo una famiglia e non potevo lasciare i ragazzi in campo così".
"Ibra mi ha detto di rimanere forte nella testa e di dare la giusta risposta, vincendo la partita, perchè questa è la migliore risposta che potevamo dare stasera".
"I giocatori dell'Udinese sanno cosa è successo e anche loro mi hanno sostenuto. Abbiamo fatto una bella partita perché anche loro sono qui per giocare e divertirsi".
"Con questa vittoria noi guadagniamo più forza. Ma pensare allo scudetto, ora come ora, è difficile: ci sono Inter e Juve che stanno facendo benissimo. Noi pensiamo a noi, continuamo a lavorare. Vincere oggi significa che abbiamo mentalità e non muoriamo mai".
"Fanno piacere i molti messaggi sui social, perché siamo tutti uomini e tutti hanno capito che queste cose non devono succedere in uno stadio. Noi siamo qui per giocare a calcio, divertirci e dare spettacolo".
"Al primo rinvio sono andato a prendere la palla e ho sentito chiamarmi 'scimmia', ma non ho detto niente. Poi lo hanno rifatto ancora e ho chiesto aiuto alla panchina. E poi alla terza o quarta volta ho detto che non si può giocare così a calcio. Non è la prima volta che mi succede, né a me né ad altri giocatori. Sono cose che vanno dette. Sono persone ignoranti. Il tifoso viene allo stadio per tifare, magari per fischiare, ma queste cose nel calcio non devono succedere".
"Abbiamo un grande club, un gruppo molto forte, siamo una famiglia. Tutti mi hanno sostenuto. Poi siamo andati nel campo con più voglia per vincere la partita per questo motivo qua. La risposta giusta è vincere".
"Ora non guardo la classifica, non ci sono punti da contare, ma solo pensare partita dopo partita, vincere, dare il meglio. Non possiamo oggi guardare avanti o dietro la classifica, se no perdiamo punti".
"Ora non voglio incontrare nessuno, non ci voglio parlare. Devono avere sanzioni molto forti, perché parlare non serve più a niente. Devono stare a casa e non venire più allo stadio. Il calcio è bello perché si viene allo stadio, con le famiglie, per divertirsi. Noi giocatori possiamo reagire solo così. La procura deve prendere decisioni forti. Prendono sempre le nostre parole dopo le partite, ma poi non succede niente".
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