KAKA INTER MILAN - L’ex attaccante del Milan, Ricardo Kakà, ha parlato alla vigilia del derby di Milano sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. Pallone d’Oro nel 2007 con i rossoneri, il brasiliano ha parlato in vista del derby di domani: "Si dice sempre che il derby è una gara a parte. Mi aspetto un derby che consenta al Milan di svoltare davvero. Una partita del genere può dare una grande spinta: San Siro è uno spettacolo meraviglioso. Pronostico? Segna Ibra, poi speriamo bene.
"È splendido vedere che si diverta ancora. Ha un anno in più di me, è vero, ma con gli strumenti e la fisioterapia che abbiamo oggi puoi andare avanti più a lungo. Basta essere motivati”.
"Ai miei tempi eravamo 7 brasiliani, ma c’erano anche tante altre persone che mi hanno aiutato come Galliani, Braida e Berlusconi. Costacurta mi aiutava con l’italiano, Borriello che era mio coetaneo quindi era più facile condividere le cose. Ho preso qualcosa da tutti. Paquetà deve trovare fiducia in sé stesso. L’anno scorso è andato bene, ma il secondo anno si fa fatica, lo so per esperienza, perché gli altri cominciano a capirti. Deve considerare le sue qualità, in una squadra forte può essere importante. Troppo brasiliano? Beh se uno prende un brasiliano deve sapere che tipo di giocatore è. Paquetà si deve ambientare al calcio italiano, ma non deve perdere la sua identità. Deve restare creativo, perché questo siamo, ma allo stesso tempo anche essere pratico: se prova un doppio passo o un dribbling deve farlo verso la porta. Ruolo? Io credo che lui possa essere una buona mezzala".
"Non voglio fare l’allenatore. Ho finito il corso in Brasile e ora sto cercando di approfondire le mie conoscenze. Mi piacerebbe fare il manager e magari tra tanti anni il presidente, ma allenatore o direttore sportivo no. La vita dell’allenatore è troppo complicata. In questo momento stare vicino ai miei figli è la cosa più importante, poi magari tra 5 o 10 anni cambierò idea. Futuro al Milan? La voglia di tornare è tanta, ma non è il momento giusto. Mi piacerebbe lavorare con Maldini e Boban e aiutare il club, ma non è il momento di lasciare il Brasile".
"Mi auguro che mantengano qualche elemento architettonico. Capisco che il calcio sia business e che non ci si possa fermare al sentimento, ma qualcosa deve restare. Il Maracanà ha cambiato faccia tante volte e non è più la stessa cosa, ma c’è ancora la sua storia dentro".
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