MILAN GAZIDIS INTERVISTA - Ivan Gazidis, il manager sudafricano che ricopre la carica di Amministratore Delegato del Milan, ha rilasciato una lunga intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport. Tanti gli argomenti trattati, tutti inerenti il mondo rossonero. Dai progetti del presente, alle ambizioni future, alla figura di Maldini, al ruolo di Ibrahimovic. Ecco le sue parole.
"Elliott non si pone limiti temporali in merito alla sua gestione del club. Per quanto riguarda Gordon Singer, anche lui è un esperto e appassionato di calcio, e segue il Milan attentamente: sovente mi manda dei messaggi durante le partite per commentarle, ma non mi chiamerà mai per dire “voglio che cambi l’allenatore” oppure che “un giocatore non sta andando bene”. Ciò in cui crede la proprietà è un progetto serio, con una strategia chiara, che possa riportare il club ad alti livelli. Il Milan non è solo una squadra di calcio: è una importante comunità globale, che parte da Milano. È una istituzione per il Paese e per il mondo".
"Paolo rappresenta la storia del club, ma non è questa la ragione per cui credo in lui. Io credo in lui perché è persona che guarda avanti, abbraccia nuove cose, lavora con umiltà e passione ma anche intelligenza".
"Del rinnovo di Ibrahimovic non abbiamo ancora parlato. Sarà una decisione non solo del club, ma anche sua. È una persona speciale con motivazioni straordinarie e di grande intelligenza. Questa combinazione gli dà una grande forza in tutto ciò che fa. Ci avevamo già provato a gennaio 2019, ma ci aveva detto no perché la storia col Galaxy non era finita. Ibra fa migliorare il gruppo perché ti sfida a dare di più, e questa sfida l’accettano tutti, giocatori e club. A questo livello trovare un 5% in più dentro di sé, fa la differenza".
"È un uomo di una profondità straordinaria. È arrivato in un momento complicato, aveva davanti una sfida complicata. Ciò che mi ha impressionato è che fa le cose in modo semplice, fa sembrare tutto facile, anche quando non lo è. È stato bravo a non dare peso a ciò che gli stava intorno, e in effetti la soluzione giusta ce l’avevamo sotto il naso. Quando abbiamo capito che lui poteva concretizzare la nostra visione, andare avanti con lui è stata la cosa più normale. Apprezzo molto il suo modo di lavorare e come si pone fuori dal campo, lo stile è importante".