Nel corso della sua carriera, ha sfidato ben sette volte i rossoneri, tutte con la maglia della Fiorentina. Dopo una lunga carriera in giro per l’Europa - condita da otto trofei tra Sparta Praga, Galatasaray, Amburgo e Atletico Madrid - Tomas Ujfalusi è tornato a casa, a Praga, dove ha intrapreso la carriera di commentatore nella tv ceca. L'ex difensore resta legato al calcio italiano e continua a seguire con grande attenzione la Serie A. Ujfalusi ci ha parlato in esclusiva delle vicende di casa Milan, dall’esordio di Giampaolo al caso Piatek fino alle voci di mercato su un possibile ritorno di Zlatan Ibrahimovic in rossonero.
“Vedo un Milan un po’ ‘spento’ e non si tratta di una singola annata. Non conosco la situazione economica del club e non so se il problema sia comprare giocatori di valore”.
“Fuori dall’Italia non è più il Milan che tutti conoscevano. Parlando con la gente, qui a Praga, da sempre interessata al campionato italiano, noto la delusione perché tutti erano abituati a un Milan sempre in Champions League e al vertice della classifica in Serie A”.
“Lo conosciamo tutti. Anche se ha la sua età, fa sempre gol ed è decisivo. Conosce l’ambiente Milan, ha già fatto benissimo e può essere la soluzione ai problemi di questa stagione”.
“Ha iniziato bene al Milan, dopo l’exploit del Genoa. Ora però ai rossoneri manca la finalizzazione e i gol. Una squadra come il Milan deve avere un bomber come Lukaku all’Inter. È importate per gli attaccanti sentire la fiducia: se lui non viene schierato sempre e poi entra e fa 20/30 minuti, la sua prestazione è condizionata dall’aspetto mentale. È tra quei giocatori che quando non segnano provano a cambiare qualcosa: deve solo sbloccarsi e poi tornerà ad avere fiducia. Ovviamente se la squadra non gioca bene e non crea occasioni, anche lui ne risente. Non sono tanti i giocatori in grado di cambiare le partite e saltare gli avversari nell’uno contro uno”.
“Difficile dire il perché sia andata così. Ci sono degli allenatori che stanno facendo bene in squadre meno blasonate, mentre poi quando passano in quelle che lottano per lo Scudetto e la Champions League non hai tanto tempo per lavorare come accade per quelle di prima. C’è molta più pressione. Se poi le cose non vanno bene, la prima cosa da fare è cambiare allenatore”.
“Sono stati grandissimi calciatori. Non so come si lavora in quella dirigenza, ma credo che debbano fare squadra con la proprietà e l’allenatore e lavorare insieme, prendendo tutte le decisioni di comune accordo. Il primo obiettivo deve essere quello di creare un buon gruppo di lavoro e trovare giocatori con le caratteristiche che servono alla squadra”.
“No, mai. In Italia sono sempre stato legato alla Fiorentina e non volevo andare in nessun’altra squadra”.