IBRAHIMOVIC MILAN INTERVISTA - L'ex calciatore e attuale dirigente del Milan Zlatan Ibrahimovic, nel corso di un'intervista per The Athletic, ha parlato del suo nuovo ruolo nel club rossonero.
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"Ho voce in capitolo in tante categorie per portare risultati e aumentare il valore, con l'ambizione di vincere. Non sono una babysitter: i miei calciatori sono adulti, devono assumersi le responsabilità. Devono dare il 200% anche quando non ci sono".
"Quando sono tornato per la seconda volta si trattava più di dare che di prendere. Volevo aprire la strada a una nuova generazione. Se sei a Milano c'è l'élite dell'élite: pressioni, pretese, obblighi. Bisogna assumersi la responsabilità, diventare uomo: un calciatore non conta soltanto in campo, ma anche per la persona che è fuori. Ero il punto di riferimento: non avevo ego nel merito, ero una sorta di angelo custode. Tutta la pressione sarebbe ricaduta su di me, non su di loro, ma ugualmente facevo pressione su di loro".
"Non mi serviva segnare un gol in più o uno in meno, non avrebbe cambiato la mia carriera. Si trattava di preparare il futuro per gli altri, credo che la generazione di oggi abbia bisogno di un leader da seguire. Se non hai esempi, in particolare in una grande squadra, chi può guidarti? L'ho fatto facendo sì che non si trattasse di me, ma della squadra, con ragazzi che non avevano mai giocato in Champions League, non avevano mai vinto. Dopo vent'anni non si tratta di contratti. Il punto di partenza è stato indicare la via per una squadra giovane".