MALDINI INTERVISTA MILAN - Ai microfoni di La Repubblica ha rilasciato una pungente intervista Paolo Maldini, leggenda del Milan ed ex dirigente. Queste le sue parole.
"Se la nuova proprietà vuole cambiare, ne ha il diritto. Vanno però rispettate le persone ed i ruoli: ho dovuto trovare un accordo per i miei diritti. Il mio amore per il Milan rimane incondizionato. Da figlio di Cesare, da ex capitano, da papà di Christian e Daniel. E da dirigente per 5 anni fantastici. L'informazione però non viene indirizzata verso la verità: chi dice il contrario sa di mentire a se stesso. Per fortuna mi sembra che il pubblico rossonero non si faccia condizionare. Con Cardinale in quattro anni una sola chiacchierata e quattro suoi messaggi. Diceva che dovevamo fidarci l'uno dell'altro, io l'ho fatto. Poi come sia andata è noto. Credo che la decisione di licenziarci fosse presa mesi prima e c'era chi lo sapeva. Il contratto di due anni con opzione di rinnovo mi era stato fatto il 30 giugno 2022 alle 22.00. Era troppo impopolare mandarci via dopo lo Scudetto. Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati per cattivi rapporti con l'A.D. Furlani. Io non ho mai chiamato Cardinale per lamentarmi di lui. Mai. Ci fu anche una battuta sulla semifinale persa contro l'Inter, ma le motivazioni mi sembrarono un tantino deboli. Gli obiettivi stagionali erano passare un turno in Europa League, ipotizzando l'eliminazione in Champions, e qualificarci nuovamente per la Champions successiva. Quella semifinale ha portato almeno 70 milioni di introiti in più e l'indotto record di sponsor e ticketing".
"Niente di più lontano dal vero che io e il DS Massara non condividevamo gli obiettivi e le strategie sul mercato. Mai avuto, né voluto, il potere di firma: nemmeno per i prestiti. Ogni acquisto era avallato da CEO e proprietà. I giocatori li abbiamo scelti noi, ma a volte spariva il budget. A volte è normale l'interferenza nelle scelte sportive, che spostano gli equilibri finanziari. L'accusa di non averle condivise è ingiusta. Per Ibrahimovic servirono tante riunioni... Su 35 acquisti ci contestano De Ketelaere che aveva 21 anni. Se vengono scelti ragazzi di quell'età la percentuale di insuccesso sale: i giovani vanno coccolati, aiutati a crescere ed aspettati. D'altronde io, Boban e Massara fummo chiamati a Londra da proprietà e CEO e praticamente delegittimati: i vari Leao, Theo e Bennacer non piacevano. Ma serviva un percorso. Bisogna ricordare da dove siamo partiti: nel 2018-19 ereditammo una squadra non giovane e che non giocava la Champions da 6 anni. A fine della scorsa stagione tre Champions consecutive disputate, uno Scudetto vinto dopo 11 anni, una semifinale di Champions giocata dopo 16 anni ed un bilancio attivo dopo 17 anni. Ma se si è sul filo, basta una stagione per rovinare il lavoro svolto nella precedente".
"A marzo non si era ancora parlato del budget per la stagione 2023-24 e non si può aspettare giugno per programmare il calciomercato. 4 giorni prima del licenziamento Furlani mi comunicò molto imbarazzato un budget basso: io ne presi atto. Dopo la nostra partenza il budget è addirittura raddoppiato, al netto della cessione di Tonali, ed il monte ingaggi finalmente in linea con il nostro piano: evidentemente è diventato fonte d'ispirazione. Noi avremmo fatto il possibile per non far partire Tonali. Non siamo mai stati contrari ad una cessione importante, ma non c'era la necessità. Per Sandro spendemmo 1/5 del valore di dominio pubblico e dovemmo discutere animatamente con CEO e proprietà: non lo voleva neppure l'area scouting. Acquisti e cessioni sono solo una piccola parte del lavoro: quello vero con Leao, Theo, Bennacer, Maignan, Kalulu, Thiaw, Tomori e molti altri è stato supportare il loro sviluppo".
"L'ho vissuta come una sconfitta. Non mi sono mai accorto del suo disagio: non si fa mai abbastanza per i ragazzi".
"Pioli va ringraziato: è stato fondamentale per i giovani. Però l'allenatore è tra le persone più sole nel mondo del calcio. Dargli compiti non suoi, senza sostegno, lo rendono sempre più solo. La possibilità di sostituirlo con Pirlo? Il mio ruolo prevede confronti frequenti. Con Pioli lo stavamo già facendo per la stagione successiva. Aveva meritato il rinnovo fino al 2025. E se ci fosse stata unità di intenti e visione in linea con gli obiettivi societari non vedo perché avremmo dovuto cambiare".
"Il consiglio che posso dargli è all'inizio di osservare e imparare: sarebbe logico".
"Il Milan merita un Presidente che ne faccia solo gli interessi e dirigenti che non lascino la squadra sola. Lui non ha mai chiesto se serviva incoraggiamento a giocatori e gruppo di lavoro. L'ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, ma in primissima fila per lo Scudetto. Ho un concetto diverso di condivisione e di gruppo. Posso dire lo stesso anche rispetto ai due CEO, Gazidis e Furlani. Il nuovo stadio fu motivo di scontro. Non potevo mettere la faccia su un progetto di 55-60 mila posti, quasi tutti corporate. Lottavo per uno stadio più grande e con parte dei posti popolari. Vista la media di 70.000 spettatori a San Siro avevo ragione. Con un nuovo San Siro e con più verde si rivaluterebbe una zona che è a rischio abbandono. Milano è trainante in Europa, dobbiamo temere il degrado non il futuro. I grandi campioni hanno reso lo stadio iconico, ma è passato. Milano ha sempre guardato al futuro".
"Non c'è bisogno di algoritmi per prendere Loftus-Cheek, Pulisci e Chukwueze: basta usare i soldi che merita una squadra che finalmente fattura 400 milioni. Non si possono paragonare i precedenti 4 mercati con l'ultimo: non avevamo disponibilità economica. La sostenibilità? Con Boban e Massara è stato stimolante tagliare del 30% il monte ingaggi, rinnovare la rosa ed aumentarne il valore con Scudetto e 3 anni consecutivi di Champions League.
"Dopo il Barcellona era libero, secondo la proiezione sull'indotto ne valeva la pena, con il Decreto Crescita. Leonardo ci spiegò che il PSG era avanti, così è rimasta soltanto un'idea".
"Le alternative al Milan sono limitate: non mi vedrete mai in un altro club italiano. Eventualmente solo in una straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. Arabia? Chissà, potrebbe essere un'idea... Un legame di 36 anni è troppo forte e resterà per sempre: la storia non si cancella. Dico grazie alla vita ed al Milan. Ora ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. Vedo rappresentata una nuova era, un Berlusconi due. Un ripassino della storia italiana degli ultimi 40 anni, politica ed imprenditoriale? L'ho detto prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan".
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