VIERI INTER MILAN - "Oh, ma da quanto non si vedeva un campionato così?" Esordisce così Christian Vieri nell’intervista che ha rilasciato a La Gazzetta dello Sport. Dopo aver risposto porta avanti un lungo focus sulle due contendenti al titolo: Inter e Milan. Queste le parole dell’ex calciatore.
"Tantissimi anni: soprattutto un campionato così difficile da capire. Ogni domenica una sorpresa: partite già vinte, altre già perse, e succede il contrario. Tutti chiacchierano e nessuno ci capisce nulla. Ora tutti giocano per vincere. Il calcio 'all’italiana' di una volta non esiste quasi più e il campo fa nomi e cognomi, smaschera chi ha un gioco ancora stantio. L’Empoli dopo mezzora è 2-0 a San Siro: poi perde perché c’è troppa differenza, poteva prendere dieci gol, ma giocando a calcio ha fatto paura all’Inter. Il Verona va avanti con il Milan, lo costringe a rimettere a posto la partita".
"Non ci sono percentuali. L’Atalanta in Italia può vincere contro chiunque, in casa e soprattutto fuori. Il Cagliari si sta giocando la salvezza e l’avete visto a Salerno? Erano indemoniati. Il Milan ha indirizzato il verdetto, la classifica dice che è favorito, ma nelle prossime due giornate può succedere ancora di tutto. Se ci saranno sorprese, non meravigliatevi".
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"L’Inter è uno squadrone: sempre detto. Questo è il calcio, altrimenti vincerebbe sempre la favorita e per me l’Inter lo era. Ma le partite devi giocarle, non è scontato vincere a Bologna: l’'errore' è stato quello, e non solo quello di Radu. Se fai un errore a tre mesi dalla fine lo recuperi: alla fine è più dura, arrivi impiccato, con la pressione addosso".
"Essere una grande squadra è questo: non giochi una volta alla settimana. Hai una rosa forte? Basta per giocare due partite in cinque giorni. Meglio lottare per lo scudetto e giocare una finale che guardare gli altri farlo. Per fortuna non è più come vent’anni fa, quando da noi e solo da noi la coppa nazionale non fregava nulla a nessuno. Domani l’Olimpico sarà sold out: se io gioco davanti a 70.000 persone, voglio sfondare tutti".
"Forte. Il Verona gioca veloce, all’attacco, era in vantaggio e loro? Hanno ribaltato tutto giocando tranquilli, mai in affanno. Grande prova di maturità, non solo di gioco. Sono lì da quasi due anni e se dopo 36 partite sei primo vuol dire che lo meriti. A inizio campionato vincono i nomi, alla fine vince il gruppo più forte. Vincono quelli che non mollano, che hanno più fame".
"Domenica sì: devastante, la partita l’ha vinta lui. Il Leao che vorremmo vedere sempre, meno altalenante: fisicamente è un animale, può fare tutto, e partite come quella contro il Verona deve farle molto più spesso. Tonali le ha fatte spesso? Quest’anno sì. San Siro non è Brescia: te la fai sotto. Al primo anno ci vuole pazienza e in Italia ce n’è poca: lui è il futuro del calcio italiano".
"A San Siro la pressione c’è tutte le domeniche: se vuoi giocare nel Milan, come nell’Inter, ti tocca. Se non la vuoi, giochi in un’altra squadra. L’Atalanta si gioca l’Europa e farà la sua partita. E quando Gasp li ha tutti, è dura per chiunque. Se giochi per non perdere, è la volta che perdi: mentalmente non va bene, il Milan giocherà per vincere".
"È migliorato tanto, si è aggiornato per proporre sempre un bel calcio. La sostanza c’era, il Milan gli ha dato la possibilità di tirarla fuori tutta".
"Portiere: Maignan, fenomeno. Difensore: Bremer. Una iena, ti spacca in due. Centrocampista: Brozovic. Crescita incredibile, partite sbagliate zero: quelle che non ha giocato. Attaccante: Vlahovic, prima di andare alla Juve. La Juve non è la Fiorentina? Scuse. È uno dei centravanti più forti d’Europa e non soffre le pressioni. Ma se giochi in una squadra che gioca male, giochi male anche tu".