Rebic a tutto campo: da Rangnick a Ibra passando per...Higuain: "Non mi piace perché..."

18 Luglio 2020
- Di
Arianna Botticelli
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Tempo di lettura: 2 minuti

REBIC MILAN INTERVISTA - Ante Rebic, uno dei pilastri del Milan, ha rilasciato una lunga intervista a SportWeek, nel corso della quale ha parlato un po’ di tutto: del suo carattere, del suo passato, di Ibrahimovic, di Rangnick e...di Gonzalo Higuain. Ecco alcuni passaggi della lunga chiacchierata intrattenuta dal croato.

L'intervista a Rebic: il primo periodo al Milan

"Con Giampaolo non ho mai parlato. Quando a gennaio sono andato a Francoforte per vendere la mia casa e i giornali invece hanno scritto che tornavo all’Eintracht, ho detto: “Voglio fare quattro-cinque partite di fila al Milan. Se le giocherò male, vorrà dire che questo non è il mio livello e sarò il primo a dire che non posso rimanere”. Non volevo andar via senza avere un’occasione. Quando questa è arrivata, l’ho presa".

Rebic, il suo ruolo preferito

"Giocare con uno come Ibra che prende la palla di testa e mi apre spazi. L’anno scorso all’Eintracht abbiamo fatto bene perché io attaccavo la profondità, Jovic faceva gol e Haller vinceva tutti i duelli aerei. Io sapevo che Haller l’avrebbe presa di testa e mi buttavo dentro. Così succede oggi con Ibra".

Rebic: le sue qualità e la critica ad Higuain

"So quali sono le mie qualità: sono fisicamente forte, veloce, gioco con entrambi i piedi. E poi sono forte nella testa. Faccio un esempio. Nella partita vinta contra la Juve, a un certo punto ho detto qualcosa a Higuain. Non mi piacciono quelli come lui che, grandi e grossi, a ogni contatto restano a terra per tre minuti. Idem Bernardeschi. Lo stesso era successo con la Spal. Anche Ibra prende un sacco di botte ma si rialza subito e senza un lamento. altri piangono troppo. Insomma, dico qualcosa a Higuain e Szczesny mi fa: “Perdi 2-0, non fare il fenomeno”. Non gli rispondo. Normalmente avrei replicato, perché un’altra cosa che non mi piace è quando mi sottovalutano. Ma stavolta non ho aperto bocca. A Szczesny ho risposto in un altro modo (col gol del 4-2). Questa è la mia forza nella testa: chi mi attacca, mi carica".

L'intervista a Rebic: su Rangnick

"Avevo fatto bene al mondiale in Brasile, così lui, che era a capo della divisione calcistica della Red Bull, chiama il mio procuratore e gli dice che mi vuole. Viene apposta a Firenze: “Benvenuto alla Red Bull. Scegli: vuoi giocare nel Salisburgo o nel Lipsia?”. Scelgo il Lipsia: era nella seconda divisione, ma il progetto che mi illustro Rangnick era importante, e i fatti gli hanno dato ragione. Però anche lì gioco poco perché l’allenatore, Alexander Zorniger, aveva un suo gruppo di giocatori fidati nel quale non c’era spazio per i nuovi".

Sulle prospettive del Milan

"Negli ultimi anni è cambiata più volte la proprietà, sono cambiati gli allenatori... La squadra ha fatto fatica. I primi tre-quattro mesi di questa stagione erano iniziati male come al solito, adesso però abbiamo preso la strada giusta e dobbiamo continuare, perché abbiamo qualità. Tutti i giocatori che sono qui hanno fatto benissimo dove giocavano prima, avevano solo bisogno di un po’ di pace, di fiducia. Da gennaio giochiamo molto meglio di prima, ci conosciamo di più. Oggi so come si muove Castillejo, come mi da la palla Bennacer... Io conosco meglio i miei compagni e loro conoscono meglio me. E in dieci giorni abbiamo battuto Roma, Lazio e Juve".

Rebic, futuro sempre al Milan?

"Se resterei al Milan? L’ho già detto: sì".

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