MILAN SHEVCHENKO - Andriy Shevchenko ha un posto di diritto nella storia rossonera. Recordman di gol nei derby, vincitore di tanti trofei, conquistati soprattutto con le sue giocate decisive, l'ucraino è il simbolo vincente della grande epopea milanista dei tempi relativamente recenti. L'ex Pallone d'oro del 2004 ha rilasciato, in occasione dell'anniversario dei 120 anni del Milan, un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Eccone i punti salienti.
"Da bambino ero un tifoso, era il club che seguivo di più dopo la Dinamo Kiev. Vedevo le partite in tv, ricordo le finali di Coppa dei Campioni: quella vinta a Barcellona contro la Steaua, l'altra persa con l'Olympique Marsiglia, quella dominata contro il Barcellona di Cruijff. Adoravo il Milan, per quello volevo venire a giocare in rossonero".
"L'accoglienza dei ragazzi fu caldissima. Billy Costacurta, Ambrosini, Demetrio Albertini e naturalmente Paolo Maldini: i senatori mi fecero subito sentire a mio agio. Anche con Zvone Boban e Leonardo parlavo tantissimo. Sentirsi a casa in fretta facilitò il mio inserimento".
"Dico Paolo Maldini perché rappresenta il mio Milan. Lui ha attraversato gli anni, è il simbolo del mio tempo, ma è anche un giocatore particolar. Padre capitano, come lui, e poi allenatore, mentre lui ora è dirigente, con un figlio che gioca nel Milan".